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Gaudium et pax
Card. Dionigi Tettamanzi
La gioia fa parte certamente del programma di vita del Vescovo mons. Dionigi (divenuto poi Cardinale Arcivescovo di Milano), perché era già stata annunciata nel suo motto: «Gaudium e pax» (Gioia e Pace), dopo aver ricevuto nel luglio 1989 la nomina episcopale per la sede di Ancona-Osimo. 
Sebbene il suo temperamento predisponesse a far trasparire la contentezza di una vita offerta al Signore, tuttavia il sorriso e la gioia sono sempre state, intenzionalmente, il segno di una cura premurosa del buon pastore nel compito non facile di essere guida di una Diocesi vasta e impegnativa come quella di Milano. 
Lo augurava agli ordinandi preti diocesani (tra cui don Dionigi) l’allora Arcivescovo Giovanni Battista Montini, che concludeva la sua omelia con queste parole: “O Signore, dà a questi ministri un cuore puro, capace di amare te solo con la pienezza, con la gioia, con la profondità che tu solo sai dare. Un cuore puro come quello di un fanciullo, capace di entusiasmarsi e di trepidare” (G.B.Montini, omelia dell’ordinazione presbiterale, 28 giugno 1957). 
L’episcopato del Card. Tettamanzi può essere interpretato alla luce dell’icona evangelica del “buon pastore”, che conosce e chiama per nome le sue pecore, nel segno di quella “umanità cordiale e sorridente” che lui stesso aveva auspicato per sé al suo ingresso in Diocesi. 
Le sue strette di mano, riservate a tutti i fedeli che lo accostavano al termine di qualsiasi celebrazione, in Duomo come nelle parrocchie più piccole, volevano dire accoglienza, attenzione, ascolto, valorizzazione dell’altro, compartecipazione... 
Gioia e pace trasparivano nella sua testimonianza esemplare: di serenità, anzitutto, di affidamento al Signore comunque, di capacità di guardare al presente sempre con senso critico per aprirsi al futuro e al necessario cambiamento, di vita evangelicamente coerente, col coraggio della verità e della denuncia anche scomoda quand’è necessario, ricordando pure alla comunità civile – a mo’ di esempio, bastano due citazioni – che “i diritti dei deboli non sono diritti deboli” e che “non c’è futuro senza solidarietà”. 
Ora che è nella “gioia e nella pace” piena, riconoscenti per il servizio reso alla nostra Chiesa diocesana (ma anche oltre, nel servizio come Segretario della Conferenza episcopale italiana) preghiamo che da lassù continui a intercedere per noi, perché non manchi mai il dono della “gioia e pace” e sappiamo “comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”, sempre col sorriso e la gioia di una vita appassionatamente dedicata a Dio, come la sua. 
Non a caso, nel commemorarne la figura e il ministero, Papa Francesco ha voluto esprimere le sue condoglianze ai familiari e alla diocesi, che lo annovera “tra i suoi figli più illustri e tra i suoi pastori più amabili e amati della Chiesa”
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